Il titolo Madonna della Coelimanna risulta essere un appellativo alla Vergine del tutto insolito, anche se, come rivelato dal prof. Francesco Tarantino, l’attributo deriverebbe dalla presenza dell’albero della manna, effettivamente riscontrato alle spalle del monumento. L’invaso non ipogeo, scavato nel costolone della Serra, custodisce diversi cicli pittorici ascrivibili dalla fine dell’ XI secolo sino al XVIII. Il dipinto più antico è il dittico posto a destra dell’ingresso, ovvero i santi Andrea apostolo e Michele il Sincello, quest’ultimo un santo monaco dal culto desueto e che conferma i forti legami con l’oriente, in particolare Costantinopoli. I santi campiti sui due pilastri dell’arcata sono databili alla metà del XIII secolo: sul pilastro destro il santo diacono Stefano mentre, sul pilastro di sinistra, non è dipinto san Lorenzo, bensì un santo monaco, forse san Benedetto oppure un più probabile san Francesco d’Assisi¹. Del ciclo di inizio XIV secolo fanno parte gli affreschi posti a sinistra: il Cristo Pantocratore in controfacciata, san Giovanni Evangelista (l’iscrizione presente nell’affresco, ma mai decifrata, è la seguente: “In principio eratVerbum, etVerbumeratapudDeum”), il monumentale san Nicola e san Giovanni Battista.
Al ciclo di primo ‘500 apparterrebbero la Madonna con Bambino sull’altare (ma non si esclude la presenza di una pittura sottostante), sant’Eligio sul pilastro destro, l’adiacente affresco della Madonna della Misericordia e la Vergine con Bambino sul muro perimetrale. Tra fine XVII-inizi XVIII secolo è stato campito il lato nord della cripta.