I Mestieri del Bosco

di M. A. Bondanese

OLYMPUS DIGITAL CAMERANella sala attigua, in mostra una raccolta di strumenti dei mestieri legati al Bosco che, per le sue risorse, conferiva ai casali che di esso disponevano un valore di stima superiore a quelli che ne erano privi¹. La caccia, la pesca, la raccolta di frutti e legna, di giunchi e canne palustri, la coltura di lino e canapa, l’allevamento di pecore e suini erano le attività più praticate, assieme alla produzione di carbone. Per Supersano piccola università, come erano denominate le comunità feudali, di 48 fuochi o nuclei familiari nel 1601², saliti a 83 nel 1669³ e di nuovo contratti a 67 secondo i dati riportati nel catasto onciario del 1742-17524, il Belvedere era dunque fonte di reddito. Prodigo di castagne, nel suo sottobosco i maiali trovavano in abbondanza pozze d’acqua e ghiotte ghiande, come ancora i toponimi di Spaccaghiande e Porcarizza stanno ad evocare.


¹ Il de Bernart nota che «Fabio Granai Castriota, barone di Parabita, quando nel 1641 vende a Stefano Gallone, barone di Tricase, la Terra di Supersano con il bosco Belvedere e con il feudo di Torricella e della sua foresta, con i relativi diritti feudali, realizza il prezzo di 40.000 ducati» (A. DE BERNART, Torrepaduli scomparsa, cit., p.31. Da notare come, rispetto alla stima fatta da Messer Troyano Carrafa nel 1531, il valore complessivo del feudo si sia duplicato.
² Cfr. S. Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli, 1601, rist. an. Bologna 1997, p. 192.
³ Cfr. L. GIUSTINIANI, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, cit., ivi.
4 Cfr. B. CONTINI, Squarci di campagna, cit., p. 71.