Da Niccolò Orsini conte di Nola, figlio di Roberto Orsini e Sveva del Balzo (sorella del conte di Soleto che lascia le terre al nipote, non avendo eredi diretti) nasce secondogenito Raimondo, il quale assumerà la contea di Soleto, unendo al cognome paterno quello della nonna del Balzo. Difficile il rapporto di Niccolò con il figlio minore Raimondo la cui «anima assetata di gloria rifiutò di vivere le oscure vicende di una vita di cadetto, sia pure di così illustre casato»¹. Difatti, Raimondo Orsini del Balzo si inserisce nelle contese dinastiche tra angioini e durazzeschi che dilaniavano il regno di Napoli, dimostrando grande energia e capacità militari. Nel 1385, le nozze con Maria d’Enghien contessa di Lecce gli assicurano il controllo quasi intero della penisola salentina.
Nel 1399, ottenendo da re Ladislao il riconoscimento del Principato di Taranto, diventa il più potente feudatario del Mezzogiorno. Alla sua morte nel 1406, la vedova Maria d’Enghien sposa il re Ladislao che, nel 1407, smembra il Principato di Taranto, donando Supersano a Baldassarre della Ratta. Dopo la morte di Ladislao nel 1414, la regina Giovanna II ricostituisce il Principato di Taranto confermandolo a Giovanni Antonio Orsini del Balzo, figlio di Raimondo e Maria d’Enghien, che nel 1434 eleva Ugento a capoluogo di contea aggregandovi anche il feudo di Supersano con il Bosco di Belvedere².
Ultimo erede della contea di Ugento, in ordine di tempo, è Francesco del Balzo che però nel 1528, ribelle alla corona di Spagna, subisce la confisca dei beni e l’esilio³. Si spegne con lui la stella dei del Balzo in Terra d’Otranto.
¹ A. CUTOLO, Maria d’Enghien, Galatina 1977, p. 35.
² Cfr. F. CORVAGLIA, Ugento e il suo territorio, Ugento 1987, p. 64.
³ Il De Paola rileva come in «Terra d’Otranto, la vittima più illustre delle decisioni di Carlo V fu certamente Francesco del Balzo, conte d’Ugento, che, in conseguenza del suo appoggio alle reiterate azioni belliche della Francia, fu condannato come traditore e privato di tutti i suoi possedimenti (….).Con la sua fuga e patetica fine, terminò in modo inglorioso e triste una delle ultime roccheforti di quel Principato di Taranto che aveva recitato un ruolo importante in epoca angioina e aragonese» (F. DE PAOLA, cit., p. 98).
La Terra di Supersano del Contado di Ugento e il Bosco di Belvedere ovvero di Supersano
La Tierra de’ Supletzano del Contado Dugento y el Bosque de’ Belveder alias de Supleçano «Tiene toda jurisdiction y está murada con su foso y ay en ella un castillo de buena habitacion, aunque no es muy fuerte; tiene en la tierra una cavalleriza del baron de cinquenta cavallos; ay en esta tierra cinquenta fuegos…; ay bel territorio de hasta ocho millas con el bosque, que tiene cinco millas de largo y tres de ancho, que es una bella cosa y es todo del baron; ay buenas tierras seminatorias y olios. … Valerìa a vender hasta veynte mil ducados, porque es cosa de grandes y buenas qualidades»¹.
La Terra di Supersano del Contado di Ugento e il Bosco di Belvedere ovvero di Supersano «Tiene tutta la giurisdizione ed è ben murata con un fossato e racchiude un castello ben abitabile, sebbene non sia molto forte; tiene nella terra un maneggio del barone di cinquanta cavalli; in questa terra ci sono cinquanta fuochi…; ha un bel territorio vasto otto miglia con il bel bosco del barone che è cinque miglia di lunghezza e tre di larghezza; ha buone terre seminative e ulivi…
Alla vendita varrebbe ventimila ducati, perchè è di grandi e buone qualità»